Questo blog non vuol essere nient'altro che un invito: un invito a fermarsi...

Gustav Klimt - "Il Bacio"


Ecco l’amore che non si accontenta di possedere la mente, il corpo e le attenzioni dell’essere amato, ma pretende di impregnarne l’esistenza con la propria, in una fusione di carne, sangue e di pensieri. È questo lo scambio erotico e spirituale che ha voluto rappresentare l’autore nell’opera:la compenetrazione totale in cui l’uomo resta nella donna fino alla fine. L’andamento delle linee, curve o spigolose, esprimono rispettivamente la morbidezza femminile e il rigore maschile. La coppia si struttura su uno schema piramidale (ricordo classico da cui l’autore ha preso spunto in una visita a Ravenna ai mosaici bizantini), ambientato su uno sfondo dorato che assume una prevalenza inedita e assoluta, funzionale ad accogliere e racchiudere il momento estatico dell’amore. In contrasto con quest’ultimo il prato fiorito ai piedi dei due amanti, che li lega simbolicamente alla terra. Torna quindi il tema della sintesi tra cielo e terra, realtà e utopia. Quello dell’autore è uno stile bidimensionale dove si fondono elementi naturali, geometrici e astratti. La donna risulta completamente dedita e abbandonata all’uomo, mentre quest’ultimo è proteso in avanti in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti della persona amata. L’equilibrio della loro unione è allo stesso tempo perfetto e precario, armonico e inquieto, specchio di un’epoca sospesa tra illusioni e certezze, dove l’amore sembra l’unico baluardo in cui rifugiarsi. Gli amanti raffigurati sono lo stesso Klimt e la sua compagna Emilie Floge. Isolati dal mondo in un abbraccio che è fusione sensuale e spirituale, i due amanti del dipinto celebrano il trionfo del potere dell’eros, capace di sconfiggere i conflitti tra uomo e donna, persona e natura.

www.invisiblechildren.com



se fossimo capaci di amare tutto questo non esisterebbe.

PREGHIERA PER MIO FIGLIO

Dammi un figlio Signore,
che sia abbastanza forte
da riconoscere la sua debolezza,
e abbastanza coraggioso
da affrontare se stesso
di fronte alla paura.
Dagli la forza di restare in piedi,

dopo una sconfitta onorevole,
così come la forza di restare umile
e semplice dopo la vittoria.
Dammi un figlio, Signore,

in cui i desideri non rimpiazzino le azioni,
un figlio che ti conosca e sappia
conoscere se stesso.
Fa' che percorra, Ti prego

non il sentiero dell’agiatezza
e della comodità,
ma quello dello sforzo e della sfida
nella lotta contro le difficoltà.
Insegnagli a tenersi dritto nella tempesta,

ma anche, ad aver comprensione per coloro
che sono deboli.
Dammi un figlio che abbia un cuore puro

e un ideale elevato,
un figlio che sappia dominarsi prima
di voler dominare gli altri,
un figlio che sappia ridere
senza dimenticarsi
come si fa a piangere,
senza dimenticarsi del passato.
E dopo tutto questo, Signore,

dagli, Ti prego, il senso dell’umorismo,
così che viva con serietà, ma sappia
guardare se stesso senza mai prendersi
troppo sul serio.
Donagli l’umiltà,

che gli ricordi sempre
la semplicità della vera grandezza;
l’apertura di spirito della vera sapienza,
e la dolcezza della vera forza.
E allora io, suo padre,

potrò mormorare:
"Non ho vissuto invano".

(Douglas Mac Arthur)

La Paura

Un re si imbattè in un fachiro e, per tradizione, come facevano tutti i re quando incontravano un suddito, disse: “chiedimi un favore”.
Il fakiro rispose: “Mi sembra sconveniente chiedere un favore ad un mio schiavo”.
“ Come ti permetti di parlare in modo così irriguardoso al tuo re”, lo apostrofò la guardia del corpo, chiedi scusa o sei morto”.
Il fakiro rispose: “Io ho uno schiavo che è padrone del tuo re”

“ Chi è costui?”
“ La paura” disse il fakiro.
Se ci guardiamo dentro, nelle profondità del cuore, ci troviamo faccia a faccia col fatto che siamo degli zero. Dentro siamo vuoti. Che si tratti del primo ministro o di un ciabattino, ogni uomo si sente vuoto. L’uomo non riesce a far fronte a questo vuoto. Così si crea tante immagini e fantasie su di sé ed il mondo che lo circonda. Nelle nostre relazioni, sul posto di lavoro, in società cerchiamo di essere qualcuno; cerchiamo di proiettare sui cari, sugli amici, l’immagine di una brava persona, di un uomo umile, intelligente ed integro.
Facciamo molti sforzi per mantenere intatta questa immagine. Comunque, la vita è una cosa strana, ogni volta che qualcosa si fonda sul falso, essa ci dà una mazzata, per spingerci verso la verità. Il suo sforzo costante è di mostrarci che ‘siamo uno zero’.
Quando l’immagine che hai creato dentro e fuori di te si trova di fronte alla minaccia del collasso o di andare in frantumi, allora sei preso dalla paura. Ecco perché Sri Bhagavan dice: “La mente è paura. La paura non entra mai in azione, esiste solo nell’anticipazione. La mente è un amplificatore. Controlla e manipola la vita”.
Se sapessi che è l’ultima volta
che ti guardo mentre ti addormenti,
ti rimboccherei meglio le coperte.
E chiederei a Dio di vegliare sulla tua anima.

Se sapessi che è l’ultima volta
che ti vedo uscire dalla porta,
ti abbraccerei e ti bacerei
per poi richiamarti per un altro bacio ancora.

Se sapessi che è l’ultima volta
che sento la tua voce
registrerei ogni gesto e ogni parola, così
da poterli rivedere, giorno dopo giorno.

Se sapessi che è l’ultima volta
in cui posso fermarmi per un momento,
per dirti „Ti voglio bene“
invece di andarmene, dato che lo sai,
che ti voglio bene.

Se sapessi che è l’ultima volta
che posso essere lì,
per passare la giornata con te,
perché sono sicuro che ci saranno ancora
giorni in cui potremo farlo.
E così posso lasciar trascorrere questo.

Ci sarà sempre una mattina
in cui commetteremo degli errori
e in cui avremo bisogno di una seconda possibilità
per mettere a posto le cose.

Ci sarà sempre un altro giorno
per dire „Ti voglio bene“
e ci sarà sempre un’altra possibilità
per dire “Posso fare qualcosa per te?”

Ma nel caso avessi torto
e ci fosse rimasto solo oggi
Vorrei dirti che ti voglio bene
e che spero che non ci dimenticheremo mai.

Il Domani non è stato promesso a nessuno,
giovane o vecchio,
e oggi potrebbe essere l’ultima possibilità
che abbiamo di tenerci stretta la vita.

Così perché non fai oggi
quello che rimandi a domani?
A volte Domani non arriverà mai.

Ti pentirai profondamente
di non esserti preso del tempo,
per un sorriso, un abbraccio o un bacio
e di essere stato troppo occupato,
per offrire a qualcuno
quello che poi avrebbe espresso
come ultimo desiderio.

Ricordati dei tuoi cari oggi
e sussurragli nell’orecchio,
dì loro, quanto li ami
e quanto li amerai sempre.

Prenditi il tempo per dire
„Mi dispiace“ "Ti prego ascoltami ",
"Grazie", o "E’ tutto a posto"
e se non ci sarà nessun domani
non ti pentirai di quello
che hai fatto oggi.

I TUOI OCCHI...I TUOI OCCHI...I TUOI OCCHI...

I tuoi occhi
i tuoi occhi
i tuoi occhi
che tu venga all'ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi
i tuoi occhi
i tuoi occhi
questa fine di maggio,
dalle parti d'Antalya,
sono così, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi
i tuoi occhi
i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno ha perso il loro sole;
i tuoi occhi
i tuoi occhi
i tuoi occhi
che s'illanguidiscono un poco,
i tuoi occhi gioiosi,
immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo del mio amore.
I tuoi occhi
i tuoi occhi
i tuoi occhi così sono d'autunno
i castagneti di Bursa le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi
i tuoi occhi
i tuoi occhi
verrà giorno, mia rosa,
verrà giorno che gli uomini si guarderanno
l'un l'altro fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.
NAZIM HIKMET

METTI UN CAPPELLO COLOR PORPORA.

A tre anni Lei si guarda e vede una Regina.
A otto anni Lei si guarda e vede Cenerentola.
A quindici anni Lei si guarda e vede una Brutta sorella ("mamma non posso andare a scuola con questo aspetto qui").
A vent'anni Lei si guarda e si vede "troppo grassa/troppo magra/troppo bassa/troppo alta/con i capelli troppo lisci/troppo arricciati" ma decide che uscirà di casa lo stesso.
A trent'anni Lei si guarda e si vede "troppo grassa/troppo magra/troppo bassa/troppo alta/con i capelli troppo lisci/troppo arricciati" ma decide che non ha tempo di risistemarsi e che uscirà di casa lo stesso.
A quarant'anni Lei si guarda e si vede "troppo grassa/troppo magra/troppo bassa/troppo alta/con i capelli troppo lisci/troppo arricciati" ma dice: "almeno sono pulita", ed esce di casa lo stesso.
A cinquant'anni Lei si guarda e si vede "esistere" e se ne va dovunque abbia voglia di andare.
A sessant'anni Lei si guarda e ricorda tutte le persone che non possono più nemmeno guardarsi allo specchio. Esce di casa e conquista il mondo.
A settant'anni Lei si guarda e vede saggezza, capacità di ridere e saper vivere, esce e si gode la vita.
A ottant'anni non perde tempo a guardarsi. Si mette in testa un cappello color porpora, esce per divertirsi con il mondo.

GUARDA LE CICATRICI E VAI AVANTI

Quando decidiamo di agire è inevitabile che si verifichino alcuni eccessi. Dice infatti un vecchio detto culinario: “Per fare una frittata bisogna rompere l’uovo”.
Quando decidiamo di agire è naturale che nascano dei conflitti inattesi, durante i quali compaiono delle ferite. Le ferite passano: rimangono solo le cicatrici. Questa è una benedizione: le cicatrici rimangono in noi per il resto della vita e ci aiuteranno molto. Se in qualche momento – per comodità o per qualsiasi altra ragione – fosse grande la voglia di tornare al passato, è sufficiente guardarle. Le cicatrici ci mostreranno il segno delle manette, ci ricorderanno gli orrori della prigionia.
E noi continueremo ad andare avanti...

CARO CUORE TI SCRIVO

Questi sono brani di una «Lettera al Cuore» di Vania Williamsom:
«Cuore mio: giammai ti condannerò, ti criticherò, o avrò vergogna delle tue parole. So che sei un essere amato da Dio, ed Egli ti serba in mezzo a una luce raggiante e amorevole.
«Confido in te, cuore mio. Sono al tuo fianco, chiederò sempre di benedirti nelle mie preghiere, chiederò sempre che tu possa trovare l’aiuto e l’appoggio di cui hai bisogno.
«E ti chiedo: abbi fiducia in me. Sappi che ti amo, e che cerco di darti tutta la libertà necessaria affinché tu continui a battere con gioia nel mio petto. Farò tutto ciò che mi sarà possibile, perché tu non ti senta mai infastidito dalla mia presenza intorno a te».

INSEGNAMENTI SEGRETI

Non credete nella forza delle tradizioni anche se sono state tenute in grande considerazione per molte generazioni e in molti luoghi;
non credete in una cosa perche' molti ne parlano;
non credete basandovi unicamente sulle affermazioni degli antichi saggi;
non credete nelle cose che vi siete immaginati pensando che fosse un dio a ispirarvi.
Non credete in nulla che si basi solo sull'autorita' dei vostri maestri o sacerdoti.
Dopo averle attentamente esaminate, credete soltanto alle cose che avete sperimentato e trovato ragionevoli, alle cose che faranno il vostro bene e quello degli altri.

da: GLI INSEGNAMENTI SEGRETI DELLE SETTE BUDDISTE TIBETANE
(A. David Neel - MEB Editrice -)

VA BENE COS'

Questa storia, ambientata in Africa, parla di un re e di un suo caro amico d’infanzia. Quest’amico aveva la caratteristica di dire, per qualsiasi cosa gli capitava nella vita, positiva o negativa, “va bene così”. Un giorno il re ed il suo amico andarono ad una battuta di caccia. L’amico caricava e preparava i fucili per il re. Probabilmente, aveva commesso un qualche errore con un fucile perché il re, prendendolo in mano e sparando, vide partire il pollice della sua mano. Notando l’accaduto l’amico del re, come al solito, disse: “Va bene così”. Il re furibondo gli urlò: “Un corno, questo NON va bene” e lo sbattè in prigione.Circa un anno dopo il re si recò a caccia in una zona che avrebbe dovuto evitare perché non sicura. Infatti, i cannibali lo catturarono e lo portarono al loro villaggio. Preparata una pila di legna lo distesero sopra per arrostirlo. Quando uno degli indigeni si avvicinò per dargli fuoco, notò che al re mancava il pollice della mano. Poiché erano superstiziosi, essi non mangiavano mai persone che non fossero totalmente integre, lo slegarono e lo mandarono via. Tornando verso casa, al re tornò in mente il momento in cui gli saltò via il pollice e incominciò a provare un forte rimorso per il trattamento che aveva riservato al suo migliore amico. Appena arrivato, si recò immediatamente nella prigione per andare a scusarsi con lui. “Avevi ragione”, disse, “è stata una fortuna aver perso il pollice”. Raccontò, quindi, all’amico l'accaduto. “Ora mi sento molto addolorato per averti tenuto in prigione per tanto tempo, mi sono comportato veramente male con te”. “Assolutamente no” rispose l’amico, “va bene così”. “Perché dici che va bene così? Come può andar bene se ho tenuto in prigione il mio miglior amico per un anno”. “Se non fossi stato in prigione sarei stato con te nella foresta ed a quest’ora non sarei qui!” rispose l’amico. Non sempre i giudizi e le critiche colgono nel segno, soprattutto se basati su una conoscenza parziale!

Bocca Di Rosa




La chiamavano Bocca di rosa metteva l'amore, metteva l'amore, la chiamavano Bocca di rosa metteva l'amore sopra ogni cosa. Appena scese alla stazione nel paesino di Sant'Ilario tutti si accorsero con uno sguardo che non si trattava di un missionario. C'è chi l'amore lo fa per noia chi se lo sceglie per professione bocca di rosa né l'uno né l'altro lei lo faceva per passione. Ma la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie senza indagare se il concupito ha il cuore libero oppure ha moglie. E fu così che da un giorno all'altro bocca di rosa si tirò addosso l'ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l'osso. Ma le comari di un paesino non brillano certo in iniziativa le contromisure fino a quel punto si limitavano all'invettiva. Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio. Così una vecchia mai stata moglie senza mai figli, senza più voglie, si prese la briga e di certo il gusto di dare a tutte il consiglio giusto. E rivolgendosi alle cornute le apostrofò con parole argute: "il furto d'amore sarà punito- disse- dall'ordine costituito". E quelle andarono dal commissario e dissero senza parafrasare: "quella schifosa ha già troppi clienti più di un consorzio alimentare". E arrivarono quattro gendarmi con i pennacchi con i pennacchi e arrivarono quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi. Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri. Alla stazione c'erano tutti dal commissario al sagrestano alla stazione c'erano tutti con gli occhi rossi e il cappello in mano, a salutare chi per un poco senza pretese, senza pretese, a salutare chi per un poco portò l'amore nel paese. C'era un cartello giallo con una scritta nera diceva "Addio bocca di rosa con te se ne parte la primavera". Ma una notizia un po' originale non ha bisogno di alcun giornale come una freccia dall'arco scocca vola veloce di bocca in bocca. E alla stazione successiva molta più gente di quando partiva chi mandò un bacio, chi gettò un fiore chi si prenota per due ore. Persino il parroco che non disprezza fra un miserere e un'estrema unzione il bene effimero della bellezza la vuole accanto in processione. E con la Vergine in prima fila e bocca di rosa poco lontano si porta a spasso per il paese l'amore sacro e l'amor profano.
Fabrizio de André

Nessuna bussola

Non è necessario sapere
dove stai andando.
Non è necessario sapere
perché stai andando.

Tutto ciò che hai bisogno di sapere
è che stai camminando con gioia,
poiché, se ti stai muovendo con gioia,
non puoi sbagliare strada.

Se cammini danzando,
cantando,
celebrando,
la direzione non è importante,
né la via, né la meta.

Ogni attimo diventa il paradiso.

Osho

11 gennaio


Nel silenzio della notte
io ho scelto te.
Nello splendore del firmamento
io ho scelto te.
Nell'incanto dell'aurora

io ho scelto te.
Nelle bufere più tormentose

io ho scelto te.
Nell'arsura più arida

io ho scelto te.
Nella buona e nella cattiva sorte

io ho scelto te.
Nella gìoia e nel dolore

io ho scelto te.
Nel cuore del mio cuore

io ho scelto te...